La ladra di piante.

Daniela Amenta, La ladra di piante, Baldini&Castoldi.
Daniela Amenta, La ladra di piante, Baldini&Castoldi.

Anna è laureata in psicologia. Assegnista al CNR con sei mesi, di prova, al Dipartimento di Neurofarmacologia. Al concorso le viene consigliato di non partecipare, Guardi signorina questo concorso lasciamolo fare a chi ha una laurea in medicina, verrà anche il suo tempo. Precaria. Anzi, precarissima. Generazione 1000 euro. Un po’ no future, un po’ sticazzi. Abita a Roma, quartiere Monteverde, in una casa dell’anziana e ricca Rita Zunino, coi capelli da fata e la faccia incartapecorita. Affitto rigorosamente in nero. Anna è una ladra di piante. Le ruba di notte dai condomini, dai marciapiedi, impietosita dalle foglie secche, dai rami spezzati, dai vasi troppo piccoli. Le cura e le rianima sul terrazzo, diventato una vera e propria foresta.

Riccardo è un giornalista. Appassionato critico musicale “prestato” alla cronaca nera.  Cronaca spicciola di omicidi, rapine e violenze al posto di Jazz, Rock, Punk e Progressive. Zingari e mafiosi invece di Chet Baker e dei Clash. Ipocondriaco. Separato. Abita a Roma, quartiere Monteverde, in una casa dell’anziana e ricca Rita Zunino, coi capelli da fata e la faccia incartapecorita. Affitto rigorosamente in nero. E terrazza confinante con una vera e propria foresta.

Lanfranco è un informatore della Questura in pensione. Stanco, ma non rassegnato. Solo “un po’ rincoglionito”, secondo la sua badante Irina. Abita a Roma, quartiere Monteverde. Non in una casa di Rita Zunino, ma dell’anziana coi capelli da fata e la faccia incartapecorita conosce bene il debole per il gioco e i debiti.

Tre storie che si incrociano in un quartiere che è, allo stesso tempo, un piccolo paese e una metropoli. Comunità solidale in grado di riunirsi e mobilitarsi per riqualificare Villa Sciarra o “liberare” un gatto lasciato rinchiuso, e indifferente di fronte agli occhi pesti di una ragazza “caduta dalle scale”. Un quartiere specchio di quella detestabile retorica su Roma, “quanto sei bella Roma”, ché Roma è bella solo se la si guarda dagli attici con la vista nei quartieri giusti. […] Una città che non ha salvato il proprio fiume, il proprio mare, la propria memoria e se ne casca a pezzi. E se ne compiace di farsi divorare, di mettersi in svendita, perennemente in saldo, tanto Roma è Roma, ma che ce frega, ma che ce ‘mporta… Retorica a cui qualcuno, però, si ribella. Trovando la musica anche dove non c’è, cercando di salvare un gatto o rubando piante.

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