Lo scrivo chiaro e tondo.
Jules Bianchi era un pilota ed è morto per le conseguenze di un grave incidente di gara.
Ma Jules Bianchi è stata infamato da chi gestisce la Formula 1 come fosse un carnevale. Dalla coppia Bernie Ecclestone-Charlie Whiting, troppo impegnati a silenziare i motori, ridurre i costi, diminuire i test, omologare gli sviluppi, limitare la velocità, punire i sorpassi ruota contro ruota per evitare che una vettura a bordo pista venga rimossa con un trattore senza l’ingresso della Safety Car. Con un TRATTORE.
Jules Bianchi è stato oltraggiato da quei venduti del Panel della Fia, che in un rapporto di 400 pagine hanno concluso come, in fin dei conti, sia stato lui a non aver rallentato abbastanza. Eccoli qui: Ross Brawn, Stefano Domenicali, Gerd Ennser, Emerson Fittipaldi, Eduardo de Freitas, Roger Peart, Antonio Rigozzi, Gérard Saillant e Alex Wurz.
Recentemente, intervistato da France-info il papà aveva detto A volte mi sembra di impazzire, è peggio che se fosse morto. Il tempo passa, ora sono meno ottimista rispetto a due-tre mesi dopo l’incidente, quando ancora avevamo modo di sperare in una svolta. Purtroppo si arriva in un momento in cui bisogna tornare con i piedi per terra e capire la situazione. Siamo sicuri che si troverebbe a vivere una situazione che non gli piacerebbe. Parole che autorizzano a pensare che Jules sia stato lasciato andare. Una scelta di coraggio e nobiltà morale. Parole sconosciute per la Fédération Internationale de l’Automobile.
Jules Bianchi era un grande talento.
Mi dispiace tanto.