Vittoria in trasferta, spezzata la nefasta tradizione del 6 gennaio e 3 punti preziosissimi. Arrivati però con una sofferenza molto maggiore rispetto al valore dell’Udinese e, soprattutto, del suo sopravvalutatissimo e antipaticissimo allenatore. Unico caso di tecnico quarantenne che si ispira, invece che al calcio fatto d’attacco, velocità e geometrie di Guardiola, a quello di botte, spazzate, lanci e contropiede di Mazzone.
Bisogna ammettere, però, che la Roma ha fatto il minimo del minimo del minimo indispensabile. E che, porca vacca, atleticamente è giù di condizione. E siamo a Gennaio. E tra 5 giorni c’è il derby.
Detto questo l’analisi di una partita così soporiferamente priva di qualsiasi guizzo tecnico non può che ruotare intorno a due nomi: Astori e Emanuelson.
Il gol (perchè è gol, punto e basta) di Astori dimostra inconfutabilmente che gli arbitri addizionali (cioè i due babbei vestiti di giallo che si agitano accanto alla porta) non servono a una beneamata mazza. Perchè sugli episodi da gol-nongol hanno quasi sempre la visuale impallata dal palo.
E non possono vedere quello che (stavolta) vede bene l’arbitro e che vedono (sempre) le telecamere. Cioè questo:
Bell’affare.
Se poi ce li dobbiamo tene’ per valutare le trattenute in area sui calci d’angolo, francamente non capisco come sia possibile che una difesa capeggiata da Chiellini non ne subisca almeno un paio a partita. Anzi no, lo capisco eccome..
Sull’ingresso di Emanuelson, se non avesse rischiato di farci perdere ‘sti 3 punti con una scivolata assurda (se pure avesse preso la palla sempre un intervento assurdo rimane) e impedito di chiudere in tranquillità la partita sparando in bocca a Karnezis, ce se sarebbe pure potuto ride sopra tutti.
Anzi no.
Proprio tutti no.