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Perplessità.

Non capisco perché si chieda un passo indietro al sindaco Ignazio Marino alla luce di questa “seconda tranche” dell’inchiesta Mafia Capitale. Cioè al Sindaco che, comunque la si voglia vedere, di questo intreccio ha consentito l’emersione. Ma soprattutto non capisco perché le dimissioni pretese – per amor di schieramento più che per sostanza – dalla coppia Salvini & Meloni siano invocate anche da una parte di Pd che, contestualmente, rievoca i fasti (presunti) dell’amministrazione Veltroni. Quella in cui, per intenderci, Mafia Capitale si è ha fatta le ossa.

Camuffata da rottamazione, certo. Ma sempre “guerra fra bande” è.

La bellezza dolorosa del Nepal.

10968457_10206203705518487_2440510436696247051_nHo provato varie volte a scrivere del mio viaggio in Nepal. Praticamente ogni volta ho cominciato, e interrotto dopo poche righe. E, di certo, non perché non avessi luoghi meravigliosi, sensazioni ed emozioni da descrivere. Era come se avessi una sorta di “blocco” nel cercare di andare oltre il “diario di viaggio”. Come se Kathmandu, Pokhara, Bhaktapur, Bandipur, il trekking sull’Annapurna nascondessero – anzi no, mi nascondessero –  qualcosa di “più difficile”. Come se i templi e le strade affollate, il caos della capitale e il silenzio quasi irreale dei villaggi, lo sguardo su panorami immensi da 4000m di altezza e l’incombente peso di altri 4000m sopra la testa non fossero il fine del viaggio, ma lo strumento per guardare il Nepal più nel profondo. Per capirne le contraddizioni, ma allo stesso tempo per non accettarle e per non esserne assuefatto. Come se i volti delle persone incontrate o sfiorate nelle varie tappe, mi avessero inchiodato di fronte ad una bellezza diversa, senza maschere. Una bellezza dolorosa. La bellezza dolorosa di una donna che è contemporaneamente una santa, una puttana, una creatura infelice e abbandonata diceva Edvard Munch.

bandipur

Una bellezza che mi ha scioccato, trasmettendomi un senso di quotidiano e ineluttabile abbandono al presente. Al momento, all’istante, all’oggi. Come se nell’incessante – quasi esasperante – suono dei clacson, nelle convulse processioni verso i templi, nel forsennato scuotere le campane di preghiera, nell’espressione malinconica anche nel divertimento dei bambini non ci fosse altro che la coscienza di un domani incerto, in equilibrio precario.

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Causale: EMERGENZA NEPAL

Perchè sono d’accordo con Poletti.

Premesso che credo, senza ombra di dubbi, che il lavoro debba essere pagato.

Premesso che questo concetto l’ho pubblicamente espresso qui. Sottolineato qui. E ribadito, anche se in un altro contesto, qui.

Premesse tutte queste cose (ad uso e consumo dei “professionisti della polemica sbagliata” pentastellati e falceemartellati) ecco perchè, sulla possibilità per gli studenti di effettuare stage di lavoro nel periodo estivo – ebbene sì, proprio nelle “vacanze” – io sono d’accordo con il Ministro Poletti:

– Sono d’accordo perchè è una possibilità, non un obbligo.

– Sono d’accordo perchè un progetto di stage che sia ideato, progettato e realizzato in accordo con la scuola è fonte di stimolo, non di sfruttamento.

– Sono d’accordo perchè so di cosa si sta parlando. Perchè l’ho fatto ininterrottamente, dal 1994 (IV ginnasio) al 2003 (Laurea) nel settore della ricerca e tutela dei beni culturali. Quella che è diventata la mia professione. Sono d’accordo perchè durante quelle esperienze sono nate amicizie che, per fortuna, sono ancora fortemente vive. Sono d’accordo perchè, grazie a chi mi ha seguito (o istruito, o – tiè! – addirittura “comandato”) in quegli anni ho avuto gli strumenti per capire che quella sarebbe stata la strada giusta per me. E per capire, ancor prima di cominciare, quali sarebbero state (almeno in parte) le difficoltà che avrei incontrato. E i sacrifici da fare. E a quell’età – anzi, a quelle età – non è poco.

– Sono d’accordo perchè, non avessi fatto quell’esperienza, probabilmente non esisterebbe la mia – piccola, ok – azienda. E il lavoro che fa. E quello che dà. E anche questo, però, non è poco.

– Sono d’accordo perchè – se potessi – è proprio ai ragazzi delle superiori (con i loro modi e le loro visioni critiche, disincantate, contestatrici) che mi piacerebbe poter insegnare quel poco che ho imparato e quel poco che so fare.

Ah, già. Poi sono d’accordo perchè la frase “i giovani d’estate devono lavorare gratis” il (per carità, discutibilissimo) ministro non l’ha detta (qui). Ma, si sa, leggere un articolo è faticoso. meglio fermarsi al titolo. O farselo spiegare dal blog ufficiale. E questo vale per tutti, anche per una cantante.

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