
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti! Così diceva Nanni Moretti/Michele Apicella in “Palombella Rossa”.
Oggi, che da quel film sono passati 30 anni, e dalle parole veniamo travolti – in alcune circostanze quasi perseguitati – 24 ore su 24, ancora più importante è l’utilizzo che ne facciamo. Il contesto, il modo, il tempo, forse addirittura l’istante in cui una parola è scritta o pronunciata. E il “peso”. Quello che le parole hanno e quello che, volendo o non volendo, noi gli possiamo dare.
Tutto questo, nell’epoca dei social, degli hastag, dell’immediatezza, è bene che ci venga ricordato. E’ quello che Federico Demartini fa con la rubrica Bisticci per Frizzifrizzi. Attraverso quelli che sembrano semplici giochi di parole (il “bisticcio” è un preziosismo letterario che prevede l’accostamento di parole dalla somiglianza formale ma radice etimologica diversa) invita a riflettere sul senso che le parole possono assumere. Quindi, in un certo senso, ad avvicinarsi per capire meglio anziché allontanarsi in tutta fretta con la convinzione d’aver già capito.
Il libro Diverbi di verbi ne propone 8: scordare, errare, piacere, spiegare, salutare, avanzare, decantare e (il mio preferito) accettare.
La prima edizione è degna celebrazione di questo “ragionamento creativo”: realizzata in letterpress da Claudio Madella (Graphic designer, fondatore di Good Types) utilizzando caratteri mobili di legno e di piombo, ha avuto una tiratura di 85 esemplari. Non è solo un libro, quindi. Tantomeno solo un oggetto di design.
E’ – materialmente e letterariamente – un bisticcio.