Roma-Chelsea 3-0. L’ambiente romano ha sempre ragione.

L’ambiente romano ha sempre ragione.

Sarebbe stato bello – per una volta – vedere i difensori riuscire a reggere l’urto, fisico e tecnico, di attaccanti del calibro di Morata, Hazard, Pedro e Batshuayi.

Sarebbe stato bello – per una volta – vedere il centravanti lottare e fornire assist ai compagni, proteggere la palla e caricarsi sulle spalle la squadra nei momenti di difficoltà.

Sarebbe stato bello – per una volta – vedere gli esterni d’attacco concretizzare le occasioni e poi riprendere umilmente a spremersi in un estenuante lavoro di copertura.

Sarebbe stato bello – per un volta – vedere i subentrati calarsi subito nel clima della partita, pronti a sacrificarsi e aiutare i compagni negli ultimi minuti di “battaglia”.

Sarebbe stato bello – per una volta – viverla e non solo sognarla una “notte di coppe e di campioni”.

Invece eccola, l’mmagine emblematica della mattanza messa in atto ieri sera dai Blues sul campo dell’Olimpico.

Soccer: Champions League; Roma-Chelsea

Daniele De Rossi, la barba lunga a coprire la cicatrice sul volto e le occhiaie a testimoniare la conclamata abitudine a nottate trasgressive, dopo l’ennesima prestazione orribile (d’altra parte, sono almeno dieci anni che ha smesso di giocare…) cerca conforto nel compagno di squadra Federico Fazio, lento, tecnicamente sgraziato e tatticamente inadeguato per essere il leader di una difesa a 4.

Eh sì. L’ambiente romano ha sempre ragione.

 

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