Napoli, più o meno le 22.30 di Venerdì sera. Sto tornando in albergo e ho bisogno di comprare una bottiglia d’acqua. Entro nel primo negozio che incontro. Uno di quelli che vende un po’ di tutto, aperto praticamente sempre. Un arabo, sonnecchia su una sedia fuori dall’ingresso. E già sarebbe da fotografare per l’espressione beata, appoggiato ad una pila di rotoli di carta igienica e carta assorbente (peraltro, grande offerta: 8 rotoli 1€!). Comunque, entro. Il tempo di fare un passo verso un indistinto mucchio di bottiglie, e da dietro lo scomparto della frutta sento delle urla. Ma proprio forti. E poi, un secondo dopo, ancora più forti, le risate di tre persone. Prendo l’acqua, m’affaccio. Un arabo, un africano, e un italiano. Continuano a ridere a crepapelle. Viene da ridere anche a me. L’arabo si avvicina alla cassa, “un’acqua? 70 centesimi”. E in napoletano mi fa “scusass’ capo, ma chisti duje song proprio sciemi”. Sorrido. Pago l’acqua. Esco. Loro ridono ancora.
Penso che potrebbe essere l’inizio di una bella storia: un italiano, un arabo e un africano ridono.
