Karim Franceschi è un compagno italiano, nato in Marocco e cresciuto a Senigallia. Per tre mesi ha combattuto in prima linea, al fianco del popolo curdo, per difendere dalla barbarie del Califfato Islamico l’ideale di confederalismo democratico rappresentato dalla Regione Autonoma di Rojava. La cui sopravvivenza, ed il suo auspicabile sviluppo come modello di democrazia pura, laboratorio di egualitarismo basato sul rispetto delle minoranze etniche e religiose, sul diritto allo studio, sull’accesso alla cultura, sulla libertà religiosa (che non ha spazio nella vita pubblica), sulla parità fra uomini e donne, sul rispetto dell’ambiente, rappresenta di per sé una sconfitta per Daesh.
Per questo, dopo aver partecipato al progetto di solidarietà dei centri sociali “Rojava calling” in un campo profughi a Soruc aver conosciuto direttamente lo strazio dei bambini soldato, Franceschi ha deciso di andare a combattere con la milizia volontaria dell’Ypg (Unità di protezione del popolo) portando a compimento la liberazione di Kobane. Rispondendo colpo su colpo agli attacchi ed agli assedi dell’esercito del Califfato. Nome di battaglia, Marcello.

Il racconto, crudo ma dai toni mai “esageratamente” epici, realizzato grazie al giornalista di “Repubblica” Fabio Tonacci, racconta la guerra e la fiera resistenza del popolo curdo, e testimonia direttamente le colpe della comunità internazionale, che per troppo tempo ha sottovalutato quello che accadeva a Kobane, e che continua ad ignorare (o quantomeno a sottovalutare) come i miliziani di Daesh si muovano liberamente a cavallo della frontiera con la Turchia. Ma soprattutto si interroga sul senso dell’essere partigiano, sul sentirsi “heval”, compagno, di qualcosa e qualcuno, anche a chilometri di distanza da “casa”. Heval Marcello. Heval è colui che lotta per difendere la propria terra, anche se rimane nelle retrovie per aiutare. Un heval ti copre le spalle, con il fucile in mano. Un heval ha rispetto di te, e mette i tuoi bisogni davanti ai suoi. Heval è chi condivide il tuo stesso destino, e si riconosce in te. Heval è una buona ragione per combattere.
Si sono presentati come rappresentanti dell’Islam,
hanno massacrato la gente in nome della religione,
hanno ucciso ovunque. Questa è la verità.
hanno diviso la gente,
e noi di Kobane ci siamo ribellati.
Tu che sei fratello di Kobane, vieni, per gli occhi e per la testa, per vedere e per capire.
Ora tutti sanno che la terra di Kobane non può essere calpestata.
Grazie al popolo.
Farhan, combattente.
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