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Sui luoghi di Annibale: Spoleto, la “Porta Fuga”.

All’indomani della schiacciante vittoria conseguita sul Lago Trasimeno, per Annibale la strada verso Roma sembrava spianata. Ma il condottiero cartaginese non aveva fatto i conti con la testarda opposizione delle comunità dell’Italia Centrale che, nonostante l’Urbe stesse vacillando sotto i colpi dell’esercito punico, si opposero all’invasore con tutte le loro forze. Quando assalì Spoleto né la forza del suo esercito né la fama di invincibile intimorirono gli abitanti che, dalle imponenti mura della città, rovesciarono sui cartaginesi frecce, lance, sassi e olio bollente, fino a spingerlo a desistere dall’assedio. Per Tito Livio (Ab Urbe Condita, XXII, 9) fu proprio l’eroica resistenza di quella piccola colonia a convincere Annibale dell’impossibilità di attaccare direttamente ed espugnare Roma. E, forse, a cambiare la Storia.

Spoleto, la Porta Fuga
Spoleto, la Porta Fuga.


A Spoleto l’evento è ricordato dall’iscrizione scolpita su una delle porte della città, la cosiddetta “Porta Fuga”: Annibale dopo aver sconfitto i Romani al Trasimeno, respinto da Spoleto con gran strage dei suoi, mentre ostilmente marciava verso Roma, con la memorabile fuga assegnò il nome alla porta.

 

Tito Manlio Torquato interpretato da Stefano Starna.

Sabato 13 Maggio, nel corso dell’evento “All of Rome” la Storia di Roma si è fusa con il teatro. E’ stato per me molto emozionante sentire – finalmente! – il suono di quelle “voci” che costituiscono il senso della mia ricerca (e del mio libro). Qui le parole di Tito Manlio Torquato, “uomo di antica severità”, interpretate da Stefano Starna.

Lo sguardo di Annibale.

Lo sguardo di Annibale, Edizioni Efesto, 2016

Lo sguardo di Annibale, Lorenzo Dell’Aquila. Edizioni Efesto, 2016. 

ISBN: 978-88-99104-96-2

Annibale è un bambino di nove anni quando giura il suo odio eterno per Roma e per i romani. Ne ha 26 quando assume il comando delle milizie cartaginesi. Successo militare dopo successo militare diventa una leggenda per la sua gente e un vero e proprio incubo per Roma, che spinge a un passo dalla definitiva capitolazione. Publio Cornelio Scipione è l’avversario che gli infligge l’unica sconfitta militare della sua vita. Una sconfitta definitiva e inappellabile, che incanala la storia nel solco che conosciamo.

Tra il giuramento di Annibale bambino e la caduta di Cartagine passano 37 anni. Trentasette lunghi anni scanditi dal sogno di annientare Roma e culminati nel ritorno in una patria costretta a condizioni di pace durissime. Sarà sconfitto, Annibale. Ma resterà un grande uomo, fedele ai suoi principi e alla sua Patria.

Un grande uomo incappato in un avversario più grande di lui.

Dall’assedio di Sagunto alla sconfitta di Zama, le vicende della “Guerra di Annibale” sono narrate con crudezza e realismo. Sembra di vedere gli occhi iniettati d’odio del condottiero cartaginese. Sembra quasi di sentire le grida dei soldati mentre ingaggiano i furiosi corpo a corpo, e i barriti degli elefanti addestrati al combattimento che seminano terrore e scompiglio tra le legioni romane. Ma crudezza e realismo nulla concedono alla fantasia e all’immaginazione.

Tutto è, rigorosamente, Storia.