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Una piccola vittoria, ma non bisogna abbassare la guardia.

Con una nota pubblicata oggi sul suo sito internet, il Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray ha annunciato la modifica del bando “500  giovani per la cultura”.

In particolar modo sono stati fissati nuovi parametri per l’accesso alla selezione e, soprattutto, nuove modalità di svolgimento del tirocinio. Sono state accolte, quindi, alcune delle istanze che, operatori e studenti del settore, hanno (abbiamo) posto in modo molto determinato all’attenzione del  Ministro in questi giorni.

1) è stato ampliato il bacino di accesso dei potenziali neolaureati interessati a partecipare a questo anno di formazione, portando il requisito di voto minimo per accedere alla selezione da 110 a 100.

2) è stato eliminato il vincolo che prevedeva l’obbligo di certificare il possesso di un determinato livello di competenza linguistica per l’inglese.

3) è stata introdotta, in aggiunta ai casi già previsti dal bando, la possibilità di un periodo di assenza di 15 giorni per motivi di studio.

4) è stata introdotta, nel caso di impegni di studio più lunghi, la possibilità di sospendere fino a 3 mesi il tirocinio.

5)  è stato fissato a 600 ore annue l’impegno dei partecipanti per le attività di formazione.

Praticamente, riflettendoci bene, è stato rifatto da cima a fondo. E’ stato reso sicuramente piu’ “umano”. Alla portata di tutti e non solo di pochi. Come, d’altronde, era stato richiesto a gran voce. Trovo comunque incredibile che si sia arrivati a questi “parametri democratici” solo dopo una animata discussione. E’ importante, a questo punto, non abbassare la guardia e continuare a pretendere spiegazioni su cosa sia mancato in fase di progettazione. Attenzione? Cura? Conoscenza del settore? Per evitare che, alla prossima occasione, si debba ricominciare daccapo.

LETTERA APERTA al Ministro Massimo Bray: #500schiavi.

Questo è il testo della lettera aperta che ho inviato al Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray in risposta alla sua nota di chiarimento relativa al bando “500 giovani per la cultura” (alias #500schiavi).

Gent.mo Ministro, sono una delle persone che, in questi giorni, Le ha scritto in merito al bando “500 giovani per la cultura”. Uno dei tanti operatori del settore rimasti stupiti (“scioccati” è il termine esatto) dal bando. Le ho scritto, sollecitandoLa ad esporsi su questa vicenda, tramite twitter, uno strumento ottimo per gettare le basi di un confronto che deve pero completarsi in altri luoghi e con altri mezzi, per non rimanere prigionieri dei “famosi” 140 caratteri. Per questo ho apprezzato molto la scelta di diffondere una nota sulla vicenda attraverso il suo sito internet. Mettendoci la faccia, quindi, senza nascondersi dietro l’algida sigla del Ministero. Con un po’ di presunzione mi permetto di considerarlo un invito a continuare ed approfondire il confronto. E di farle alcune osservazioni che spero possano contribuire a considerare diversamente qualche aspetto.

So bene che, in questo momento, Mibact (e in generale la pubblica amministrazione) non possa assumere. So bene che il bando non obblighi nessuno a costosi spostamenti fuori sede. Così come sono sicuro che la richiesta di titoli alti per accedere alla selezione, sia stata pensata per premiare il merito. Ma, mi chiedo, si può parlare di “semplice tirocinio” per un periodo di 12 mesi, con un impegno variabile tra le 30 e le 35 ore settimanali, con il riconoscimento di 24 giorni di malattia, con il conteggio di eventuali “assenze ingiustificate” e l’eventuale decurtazione del rimborso? Non sarebbe meglio e più proficuo (sia per i partecipanti che per le stesse istituzioni coinvolte) pensare ad una organizzazione diversa dei tempi e dei modi di svolgimento del tirocinio? In modo da non trasformare “l’opportunità” in un impegno talmente totalizzante da escludere, in partenza, chi non può contare su una famiglia o su altre fonti di reddito in grado di sostenerlo.

Vede, Ministro, le scrivo in modo così diretto e appassionato proprio perchè io questa “trafila” e questi sacrifici li ho già fatti. Poi ho scelto, al termine della mia formazione, una strada leggermente diversa. L’azienda che ho fondato (e per la quale, quotidianamente, continuo a fare tanti sacrifici) si occupa di valorizzazione dei beni cultuali: conosco molto bene, quindi, le tante difficoltà di natura economica e burocratica (oltre che, a volte, politica) con cui istituzioni e professionisti devono, ogni giorno, fare i conti. Ma sulle difficoltà io non mi posso adagiare. Non posso andargli incontro con rassegnazione. E se queste stesse difficoltà possiamo affrontarle e superarle noi “piccoli” operatori, non posso e non voglio accettare di vivere in un Paese in cui un Ministero così importante (e che dovrebbe essere strategico) “giochi al ribasso”. In cui lo Stato, invece di alzarla, abbassi l’asticella. E non posso non chiedermi cosa si sarebbe detto, come avrebbero reagito le istituzioni se una “opportunità” di questo tipo fosse stata proposta da un ente privato. In quanti avrebbero parlato, anzi, in quanti avremmo parlato di #500schiavi invece che di  #500destini? Non posso, anzi, non possiamo, quindi, non parlarne ora.

Cordialmente,
Lorenzo Dell’Aquila

#500schiavi – l’arrogante elemosina del Mibac.

Con un bando del 6 dicembre, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo ha disposto l’avvio di una procedura concorsuale pubblica per la selezione di 500 giovani da formare, per un anno, nelle attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale. Una bellissima opportunità, sembrerebbe.

Leggiamo i requisiti necessari, art. 2 del bando. Si selezioneranno 500 laureati, con 110/110 e con buone conoscenze di inglese. Giusti requisiti che premiano il merito, sembrerebbe. Andiamo avanti. Under 35. Insomma…il Mibact conferma la tendenza per cui che in Italia, sopra i 30 anni, e quindi (se in regola con esami e tesi) ben dopo la fine del percorso di studi, sei ancora considerato un giovane da formare. Soprassediamo e andiamo avanti.

Modalità di svolgimento e durata del programma formativo (art. 5). Stage di 1 anno (12 mesi). Il candidato può assentarsi, senza interruzione dell’indennità di parteciazione al programma, per motivi personali (20 giorni), gravi motivi familiari (3 giorni), donazione di sangue (1 giorno). L’assenza per motivi diversi sarà considerata ingiustificata e comporterà una riduzione dell’importo dell’indennità prevista, così come un’assenza per malattia superiore ai 30 giorni. Le festività riconosciute sono: tutte le domeniche, 6 gennaio, Pasqua (che poi, cari amici del Ministero, non è già compresa nelle domeniche?), il lunedì dopo Pasqua (aulica definizione di “pasquetta”), 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, 8 dicembre, 25 dicembre e 26 dicembre. L’impegno orario sarà compreso tra 30 e 35 ore settimanali. Ah, e in ogni caso non è previsto il buono pasto. Cavolo – si potrebbe esclamare a prima vista – un grande impegno, però nonostante tutto un anno di lavoro vero e proprio! A prima vista, però. Perché il bando specifica: il programma formativo non costituisce in alcun modo un rapporto di lavoro subordinato e quindi non sono applicabili le normative di legge previste per i lavoratori subordinati.

Andiamo ancora avanti, art 6: indennità di partecipazione al programma formativo. Ai candidati selezionati è corrisposta un’indennità di partecipazione, al lordo, di 5000 euro annui, comprensivi della quota relativa alla copertura assicurativa.

Quindi ricapitolando e traducendo. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo ha pubblicato un bando che prevede 1 anno di lavoro (30/35 ore settimanali, un giorno di riposo settimanale, ecc.) a 416,00 € al mese. Proprio la soglia oltre la quale i contributi da versare sarebbero a carico del datore di lavoro. In questo modo i tirocinanti, qualora riuscissero ad avere altri introiti (non riuscendo maldestramente a sopravvivere con 5000 euro all’anno) dovrebbero versare anche quelli di tasca propria. Questo sempre qualora non si incappi – tutti gli scongiuri sono autorizzati – in una malattia un po’ più complicata e più lunga.

E’ una strada, quella intrapresa dal ministero, che trovo volgare. Irrispettosa della dignità dei professionisti. Arrogante nei confonti dei loro sacrifici. Perché questo è un archeologo o uno storico dell’arte o un bibliotecario o un archivista di 30 anni: un professionista, non un giovane da formare. Immorale, perché – di fatto – ottiene #500schiavi in cambio di elemosine e, ancora una volta, non propone una soluzione per riorganizzare e rendere produttive le professionalità già al suo interno. O per stabilizzare anche solo una parte di quelli che, questo percorso di “tirocinio” (o, semplificando, di precariato), lo hanno già intrapreso tempo addietro. Eppure i 2.500.000 euro potevano essere utilizzati per finanziare startup, per borse di studio, corsi di aggiornamento, implementazione nei ruoli tecnici del Ministero, sostegni alle imprese.

Invece si è scelta una strada volgare. Perché se questo bando lo avesse promosso un privato, sarebbero stati gli stessi dirigenti, gli stessi politici, gli stessi burocrati a gridare allo scandalo.

Chissà, tra un’inaugurazione e l’altra, cosa ne pensa il Ministro Massimo Bray?

Ps. ah, per chi non ci credesse, il bando è qui.

Ieri sera è nato il Partito Democratico.

Ieri, finalmente, è nato il Partito Democratico. E non perchè abbia vinto le primarie Matteo Renzi, il “rottamatore”. Ma perchè, per la prima volta è stato sconfitto in modo netto (verrebbe da dire “asfaltato”) il gruppo dirigente che, finora, ha tenuto il Pd ostaggio di personalismi, piccoli potentati e inciuci vari. Il gruppo dirigente che in passato ha fatto cadere per due volte i governi di Romano Prodi. Che ha resuscitato Berlusconi. Che ha “partorito” i 101. Quello della bicamerale.

Ieri sera il Partito Democratico ha ultimato – finalmente – il suo travagliato percorso di nascita, grazie alla somma dei risultati di Renzi e Civati. Cioè grazie all’82% di consensi ottenuto, con primarie aperte (e, quindi, democratiche), dalle due anime che danno vita al centrosinistra (quello bello, quello senza trattino!). Le due anime che nei circoli, sui territori come nelle istituzioni possono tracciare e percorrere una strada comune (magari anche litigare) senza sprecare tempo a rinfacciarsi appartenenze passate.

Adesso c’è da lavorare tanto e subito. La legge elettorale sarà subito il primo durissimo banco di prova. Meglio così. Meglio dover partire subito a testa bassa. Buon lavoro, dunque, a tutti. E buon futuro all’Italia.

PS. Ho sostenuto Matteo Renzi praticamente da subito, da quando, da presidente della provincia di Firenze annunciava la sua corsa a Sindaco. L’ho sostenuto quando ha iniziato a parlare, aspramente, di rottamazione. L’ho sostenuto nelle scorse primarie, quelle perse contro il segretario Bersani. E l’ho sostenuto ancora di più proprio perchè, quella volta, ha detto “ho perso”, non ha detto “ho non-vinto”. L’ho sostenuto stando sempre all’interno del Partito Democratico. Rimanendo nel Partito Democratico anche quando qualcuno mi dava del fascista, del berlusconiano (e io sono uno che s’incazza…). Quando qualche autoproclamato professore di politica mi spiegava le (loro) ragioni e i (miei) torti. Anche quando, qualcuno che adesso esulta con me (perchè ce ne sono), mi diceva che “i rottamatori vogliono solo spaccare il partito” e “tanto ve ne andrete e farete un partitino personale di centro”. Ho fatto bene, perchè è dall’interno che ho contribuito a fondare, nonostante loro, il Partito Democratico.

PS II. Oh, se poi qualcuno di questi, inconsolabilmente orfano dell’ex-comunista-coi-baffi, voglia tracciarne un’altra di strada…beh io la porta non gliela chiudo.

Una magnifica occasione. L’Italia cambia verso.

Domani andro’ a votare alle primarie del Partito Democratico. Si, lo so, ancora. Dal 2012 ad oggi ce ne sono state tante, tra nazionali, locali e interne al partito. E forse, un utilizzo così continuativo dello “strumento” primarie puo’ anche ottenere un effetto contrario risetto a quello desiderato. Annoiando, Allontanando. Pero’, stavolta, il momento è diverso. L’occasione è diversa. Le necessità sono diverse. Infatti le primarie sono aperte a tutti, nonostante si scelga il segretario del partito, e non direttamente il candidato premier di una piu’ ampia coalizione.

E questa è una magnifica occasione per allargare la discussione intorno (e sulla) politica. Sia del Partito Democratico che, in generale, del paese e del governo. Per coinvolgere, interessare, in certi casi anche interrogare, i delusi dalla politica. I delusi di cui le recrudescenze fasciste del M5s sono un sintomo. I delusi dal centrosinistra postprodiano. Quello di Amato e D’Alema, di Veltroni, fino ai 101. Ma anche i delusi dal centrodestra berlusconiano. [NDR. Coinvolgere, interessare, interrogare sulla politica anche persone di centrodestra non è sinonimo di “aprirgli le porte del partito”. Piccola, ma necessaria, precisazione ad uso e consumo di chi ancora giudica le persone in base alla provenienza politica e non in base alle sensibilità, agli interessi, alle opinioni, giuste, sbagliate, faziose o incazzate che siano]

E’ una magnifica occasione per avviare, quindi, un cambiamento dell’approccio alla politica. Per poter davvero cambiare l’Italia (che è di tutti, non di uno).

E’ anche una magnifica occasione per costruire un Pd (e sarebbe ora!) dove essere ex di qualcosa sia una “caratteristica”, un attributo in piu’, non un fattore dominante.

E’ una magnifica occasione per costruire un Pd dove una visione del mondo diversa (magari un tantino piu’ moderna in materia di lavoro e politiche economiche, ad esempio) integri i principi e gli ideali propri del centrosinistra. Integri, non sostituisca.

E’ una magnifica occasione per costruire un Pd che non si collochi automaticamente in una posizione di subalternità a Berlusconi (come è stato fino ad oggi). Che non sia guidato da chi ha fatto parte per anni, magari nell’ombra, di quella classe dirigente che di Berlusconi ha fatto le fortune o che dell’antiberlusconismo ha fatto l’unica ragione di vita (vita politica, s’intende..).

E, last but not least, è anche una magnifica occasione per costruire un Pd che stia “antipatico” all’antipatico per eccellenza, quello coi baffi.

Per tutte queste magnifiche occasioni, io domani votero’ Matteo Renzi.

#cambiaverso #èlavoltabuona
#cambiaverso #èlavoltabuona