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Es mi abuela.

Paracas, Perù. Come tanti gruppi di turisti, più o meno organizzati, siamo in fila dall’alba per salire sulle barche dirette alle Islas Ballestas. I fotografi si sfidano “machisticamente” a chi ha l’obiettivo più grande, i fondamentalisti della videocamera e gli ultras della Go-Pro si guardano in cagnesco. Ovunque, un tripudio di Iphone e selfie-stick.

Appena ci allontaniamo dalla costa, il piacevole fresco della mattina si trasforma in un freddo piuttosto pungente, e il rilassante sciabordio della Bahia de Paracas in onde vere e proprie.

Seduti dietro di me, un ragazzo ed una signora anziana, quasi scomparsa nel giubbotto di salvataggio d’ordinanza. Lui la abbraccia e le tiene lo scialle di lana sulle orecchie, per non farle soffrire troppo il vento. Ad ogni sosta, dopo aver aspettato pazientemente il placarsi dei “reporter”, le indica i leoni marini e i pinguini sugli scogli, i gabbiani e i pellicani in lontananza. Lei strizza gli occhi. Non so se li veda davvero a quelle distanze. Di sicuro, però, si fida di quel dito, e ne segue i movimenti.

Tornati al porto (dopo una manovra di avvicinamento al molo piuttosto complessa, il comandante oltre all’uniforme bianca non è che abbia molto del lupo di mare..), il ragazzo rifiuta in modo deciso l’aiuto di un marinaio. “Es mi abuela”, dice secco. “E’ mia nonna”. E la fa scendere.

E la cosa più bella da fotografare sarebbe stata quel “mi”.

Paracas, Perù, Diario di Viaggio

1997-2015, da Jerez a Sepang.

18 anni fa.
26 ottobre 1997, Gran Premio d’Europa a Jerez de la Frontera. La rimonta della Williams di Jacques Villeneuve fa sfumare il sogno mondiale di Michael Schumacher e della Ferrari.

Alla curva Dry Sac il pilota canadese affianca la Ferrari all’interno. L’anteriore destra della Rossa piomba sulla fiancata della Williams. Contatto evidentemente deliberato. Ritiro e sconfitta. Polemiche a non finire. Uno dei momenti, anzi no, probabilmente l’unico momento davvero buio della storia di Schumacher in Ferrari. Qualcuno addirittura lo definì un “ex pilota che non avrebbe più vinto nulla” (in Italia c’è sempre chi ci vede lungo…).

Un mese dopo, sempre a Jerez, durante una sessione di test prima dell’inizio del motomondiale, un pilota che si definiva un grande tifoso di Villeneuve indugiò a lungo davanti ai fotografi baciando l’asfalto del circuito. Guarda un po’, proprio quello della curva Dry Sac.

Era Valentino Rossi.

Chissà se oggi se lo è ricordato.