
Non si può parlare di Villeneuve senza citare sorpassi e incidenti, alettoni frantumati, pneumatici scoppiati, sbandate controllate e staccate al limite. Ma per raccontare davvero Gilles Villeneuve, bisogna parlare di emozioni, di sentimenti e di coraggio. Senza perdersi in elenchi buoni per gli almanacchi o in dettagliatissime cronache di piazzamenti, ritiri e vittorie. Senza indugiare eccessivamente sulle manovre ai limiti della follia.
Bisogna parlare di lealtà, di rispetto e di coraggio. Quello per spingere al limite (spesso ben oltre il limite) un bolide rosso in alluminio tubolare e sovralimentato, ovviamente. Ma soprattutto quello necessario a non anteporre mai la gloria al cuore, ai sentimenti, ai principi. Fino a sembrare ingenuo. Fino alla fine. Fino a quella maledettissima “curva del bosco” a Zolder.
Perché raccontare Gilles Villeneuve, vuol dire raccontare l’ultimo degli eroi romantici.
Paolo Marcacci ci riesce molto bene.
