
Nesbø non tradisce le attese. E dalla sua “penna”, accantonato Harry Hole (da cui dichiara di essersi solo “preso una pausa”), nasce Olav. Un killer dislessico e “astratto”. Che non sa guidare, non sa far di conto, che legge tanto ma a scrivere va “più adagio di quanto cresca una stalattite“. Un killer innamorato di Maria, una ex prostituta zoppa, e sordomuta, ma travolto dalla passione per la bellissima Corina, la seconda moglie (che, per inciso, avrebbe dovuto uccidere) del suo “datore di lavoro”, il boss Hoffman. Un personaggio straordinario, per i cui diritti – si dice – Leonardo Di Caprio e la Warner Bros sono pronti a sborsare milioni.
Scegliendo uno stile più asciutto e diretto, e senza rinunciare alla consueta ironia, Nesbø crea una storia con tutti gli elementi del noir. Dalla rivalità tra bande ai conflitti a fuoco, dal traffico di droga ai regolamenti di conti, fino al colpo di scena finale. Che questa volta, però, assume sfumature romantiche, sentimentali. Proprio come Olav.
C’è poco da dire, Nesbø è un fuoriclasse.
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